Ci siamo tutti domandati da dove The Donald e i suoi abbiano tirato fuori i dati su quelli che sarebbero i dazi applicati ai beni USA in importazione negli altri Paesi, e nella “patetica” Unione europea, come ha definito gli (ex…?) amici il Presidente statunitense.
Sembrerebbe che il calcolo, in termini astratti complesso e supportato da corpose analisi e dati statistici (si veda a questo link quanto sostiene l’Office of United States Trade Representative: https://ustr.gov/issue-areas/reciprocal-tariff-calculations) alla fine si riduca a questo: il rapporto tra il deficit commerciale degli Stati Uniti con un certo paese e il valore delle esportazioni di quel paese verso gli USA.
Un esempio? Il deficit statunitense con l’Indonesia Γ¨ di 17,9 miliardi di dollari, il valore delle esportazioni di questo paese negli USA ammonta a 28 miliardi di dollari. Banalmente, $ 17,9 / $ 28 = 0,639, corrispondente al 64% indicato sulla ormai celeberrima tabella sulla quale sono riportati i presunti livelli di tassazione dei paesi terzi rispetto a quelli che Donald Trump ha (magnanimamente, diciamolo…) deciso di limitare alla metΓ per le importazioni nel proprio paese, con una reciprocitΓ … “ammezzata”, per cosΓ¬ dire.
Subito dopo l’annuncio praticamente tutti i governi dei paesi trade partners degli Stati Uniti colpiti dai “dazi reciproci”, come definiti dalla Casa Bianca, hanno esternato disappunto e contrarietΓ , preavvisando ogni iniziativa a protezione delle proprie economie.
Nelle prossime settimane si tratterΓ di vedere in che modo verranno effettivamente applicati questi nuovi dazi e come la comunitΓ internazionale reagirΓ alla neonata guerra commerciale tra gli Stati Uniti e il resto del mondo.